L’analisi dell’osservatorio Immagino 2019 e Label Insight chiariscono la situazione, definendo quali sono in tendenza e quali sono invece destinati ad un vicino preludio.
Il termine “claim” (chiamato anche “headline” o “slogan”) è generalmente utilizzato per indicare una campagna pubblicitaria o, per essere più precisi, la promessa che il prodotto fa al consumatore.
Esso assume notevole importanza in quanto gran parte di coloro che acquistano prodotti e/o servizi viene spesso influenzato dalla pubblicità del prodotto stesso. Secondo uno studio di Label Insight, i claim presenti sulle etichette degli alimenti stanno influenzando in modo crescente le abitudini di acquisto, ancora di più se presentano il prodotto come naturale.
È questo il principale motivo per cui negli USA, quasi 22.000 alimenti riportano indicazioni sulla naturalità in etichetta. Il 53% dei consumatori infatti, è disposto ad acquistare maggiormente alimenti caratterizzati dalla mancanza di aromi e dolcificanti artificiali, conservanti o coloranti.
Proprio per questo, oltre al lato estetico, occorre prestare attenzione al lato testuale legato alla descrizione delle peculiarità del prodotto o servizio, il claim appunto, descrivendo i punti di forza, i vantaggi che fornisce e ciò che lo distingue dalla concorrenza.
L’osservatorio Immagino 2019, in seguto ad un’attenta analisi ha stabilito che, tra i claim attualmente disponibili, in crescita risultano ad esempio “bio”, “senza zuccheri aggiunti”, “integrale”, “senza antibiotici” e “non fritti”, ma anche ingredienti trendy tra cui cocco, matcha e semi. Per i prodotti Lifestyle crescono “halal” e “kosher”. Tra quelli in declino, invece, emergono ad esempio “senza coloranti”o “senza zuccheri”, ormai dati per scontato dai consumatori.
Analizzando l’ambito “food”, è importante considerare l’italianità dei prodotti, in quanto argomento degno di nota. L’Italianità attira molto l’attenzione di consumatori, rendendo la bandiera italiana sulle etichette dei prodotti un punto di riferimento per i consumatori. Apprezzato ma attualmente in declino, risulta invece il “100% italiano”.
Analizzando poi le categorie dei “senza” e dei “rich in”, tra cui ad esempio “senza coloranti” o “pochi grassi”, sembrano non essere più ai livelli di un tempo, ad eccezione di “senza olio di palma”. Al contrario, la categoria “rich in” guadagna terreno, grazie ai claim come : “ricco di fibre/probiotici” e “integrale”.
Infine, sul lato consistenza, spiccano “croccante”e “sottile”, mentre scemano “speziato” e “aromatizzato”.
Lo studio di Label Insight ha inoltre rilevato che il 51% dei consumatori è influenzato dall’espressione ‘senza conservanti’, e l’età anagrafica rivela un ruolo importante nelle decisioni di acquisto I Baby Boomer (63%) sarebbero più motivati ad acquistare articoli con questo claim rispetto alla Generazione X o ai Millennial (rispettivamente al 46% e 41%).
Le altre espressioni che attraggono i consumatori sono:
- senza sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio
- a basso contenuto di zucchero
- senza zucchero
- senza antibiotici
- allevato con erba (nel caso delle carni)
È bene però ricordare che, un uso eccessivo di claim uguali fra loro può creare confusione, danneggiando la fiducia dei consumatori nei confronti dl brand: meglio quindi affidarsi sempre a semplicità e unicità!